Un semplice esercizio per superare le preoccupazioni e ribaltarle a tuo favore
9 March 2021

Dr. Jacopo Valsecchi

Psicologo, coach e istruttore di mindfulness

Tim Ferriss, famoso autore di libri di autorealizzazione, tra cui il best seller “4 ore alla settimana. Ricchi e felici lavorando 10 volte meno”, in un bellissimo video di TED intitolato Perché dovresti definire le tue paure invece dei tuoi obiettivi confida al pubblico come da giovane soffrisse di episodi depressivi e fosse arrivato letteralmente sull’orlo del suicidio a causa delle paure e preoccupazioni che occupavano la sua mente.

Tutt’altro che incline ad arrendersi Tim ci illustra come abbia tratto spunto dalla filosofia greca per trovare una via d’uscita e come abbia elaborato una valida strategia per superare le preoccupazioni tramite un semplicissimo esercizio che vi illustrerò in questo articolo.

Soffriamo molto di più per la nostra immaginazione che per la realtà

Seneca

Come Seneca ci ricorda la caratteristica principale delle nostre paure è il fatto che siano più immaginarie che reali. In particolare quando dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort e affrontare una nuova situazione la nostra mente cerca di dissuaderci proiettando una moltitudine di scenari catastrofici.

In sé preoccuparsi è un’azione utile: quando è funzionale è un processo che ci permette di pre-occuparci, ossia di “occuparci prima” di ciò che potrebbe accadere, mettendo in atto delle contromisure adeguate. Ma la realtà è che raramente ci pre-occupiamo in modo funzionale.

La nostra mente tende infatti a preoccuparsi in modo incontrollato, generando paure e ansie ben al di là della realtà concreta dei fatti. Questo comportamento è inoltre accentuato nelle persone che tendono all’iperattività mentale e al controllo.

Il principio è semplice: ciò di cui ci preoccupiamo è di gran lunga superiore a ciò che potrebbe realmente accadere, che a sua volta è di gran lunga superiore a ciò che realmente accade.

Dal momento che è un meccanismo che tutti mettiamo più o meno in atto, sappiamo bene quanto sia dispendioso preoccuparsi eccessivamente e come raramente porti a risultati utili.

Il fatto è che le nostre ansie e le nostre paure fanno scattare in noi dei meccanismi difensivi, per cui siamo istintivamente portati a non affrontarle direttamente, preferendo preoccuparcene in maniera vaga, scegliendo in modo un po’ automatico di pensarci sopra a lungo, piuttosto che agire concretamente. Così facendo però non le stiamo risolvendo, anzi le alimentiamo.

Come possiamo quindi trasformare una dannosa abitudine mentale in un ben più utile comportamento proattivo? La risposta è: spostando il groviglio irrisolvibile delle preoccupazioni dalla nostra testa alla carta, quindi invertendo la tendenza alla mentalizzazione e trasformando un’attività mentale in un’azione concreta. Vediamo come.

Nel suo video Tim Ferriss descrive un esercizio pratico e veloce per smettere di mentalizzare e per acquisire la giusta prospettiva per affrontare e gestire una nuova situazione che ci preoccupa, permettendoci così di superare i blocchi e le paure che ci trattengono dal compiere una determinata scelta.

1. Il compito è semplice: prendete tre fogli. Sul primo in alto scrivete “Cosa succederebbe se io…” e aggiungete ciò che vi spaventa, che vi mette ansia o che state rimandando. Fatto? Bene. Ora sotto scrivete la lista tutte le cose orribili che la vostra mente immagina che potrebbero accadere se faceste quel passo che avete dichiarato in cima al foglio, senza tralasciare nulla, nemmeno le preoccupazioni più assurde e impossibili. Sbizzarritevi! Ricordatevi che l’obiettivo è portare qualcosa dal buio della mente, dove può assumere dimensioni gigantesche, alla luce del foglio bianco, dove possiamo misurarne l’estensione concreta.

2. Nel secondo foglio per ogni voce che avete messo nel primo scrivete un’azione preventiva che potete mettere in atto per evitare che quell’eventualità accada, oppure per fare in modo che le possibilità che accada diminuiscano il più possibile… Forse noterete come alcune azioni preventive a volte siano più rapide e mentalmente molto meno dispendiose della preoccupazione in sé.

3. Infine nel terzo foglio scrivete, sempre relativamente ad ogni voce del primo foglio, quale azione riparativa potete mettere in atto se quella voce si verificasse o se l’azione preventiva relativa non fosse stata sufficiente ad evitarla del tutto.

L’esercizio potrebbe concludersi qui. Dopo averlo fatto potete sperimentare come vi sentite dopo aver trascritto su carta le vostre preoccupazioni e nell’avere un maggior controllo attivo sulla situazione. Magari potete anche notare se per caso qualche preoccupazione non sia già svanita o almeno ridotta.

4. Volendo però si può proseguire, scrivendo su un quarto foglio, quali sono i possibili benefici nel tentare, o nel realizzare, parzialmente o del tutto, il passo che avete scritto in cima al primo foglio. Dedicate almeno 10 o 15 minuti a buttare su carta le vostre considerazioni. Questo permette di spostarci dall’elaborazione degli aspetti negativi a quelli positivi, potenziando così anche la nostra spinta motivazionale.

5. Infine se volete spingervi ancora oltre, prendete un quinto ed ultimo foglio, sul quale scriveremo i “costi dell’inazione”, ossia cosa ci costerebbe (emotivamente, fisicamente, economicamente, ecc.) il non compiere l’azione scritta in cima al primo foglio. Questa volta strutturate il foglio in tre colonne, nella prima elencate i costi dell’inazione da qui a sei mesi, nella seconda da qui a un anno e nella terza da qui a tre anni.

Quest’ultimo foglio ci permette di fare un importante cambio di prospettiva: tendiamo tutti ad immaginare i rischi che una determinata scelta potrebbe comportare, ma quasi mai consideriamo i rischi che corriamo invece nel non prendere quella scelta. Potremmo accorgerci che a volte rimanere fermi comporta molti più costi che agire.